Il nuovo libro della poetessa Laura Rainieri

La Bassa piana e le Fontanelle

Nota di
Pier Luigi Poldi Allaj

 

 

“La Bassa Piana e le Fontanelle” è un libro “fantastico”, di sogno, come lo può, lo deve essere, lo è un libro in versi. E da tempo ci è nota la vena poetica di Laura Rainieri e la sua nostalgia verso la sua Bassa.

 Allo stesso modo il libro vorrebbe essere una guida ai luoghi, ai personaggi di luoghi incantati e cantati ai più alti livelli letterari. E non sto a scomodare Giovannino Guareschi, perché sarebbe un luogo comune.

Sognare è anche rivivere il passato, i momenti gioiosi, dentro di noi.

Ho puntato la mia attenzione solo ad alcune pagine in cui si tratta direttamente di un luogo a me caro e familiare, un luogo dove ho vissuto una quindicina d’anni, la Rocca dei Rossi di San Secondo, poche paginette, dove la fantasia travalica la realtà canonica.

Confesso la mia pragmatica aridità scientifica che mi porta ad evidenziare, alla luce della misera documentazione di cui si può disporre, solo qualche piccola incongruenza tra quanto asserisce nel suo libro Laura Rainieri, libro peraltro ben congegnato, i capitoli, i luoghi introdotti da affermazioni desunte da testi più o meno recenti e corredati da un ampio apparato di note esplicative. Ma lascia perplessi la possibile collocazione minghelliana della trasposizione in affresco del romanzo di Apuleio al tempo di Pier Maria, antesignano di un presidente a stelle e strisce, quel Pier Maria della Bianca Pellegrini, alla metà del XV secolo.

A me questo Pier Maria non è mai piaciuto, non è mai stato molto simpatico, lui che costringeva la moglie legittima, Antonia Torelli, a chiudersi ed a morire in un convento di suore, diversamente da quanto avrebbe suggerito il vescovo Giovan Girolamo, futuro pronipote,  a papa Innocenzio Cibo, per via di una figliuola un po’ discoletta. Nel qual caso sarebbe stato lui, Pier Maria, a dover essere rinchiuso in un convento di monache.

E' un episodio che si ricava dal manoscritto della Storia generale da me recentemente rilocalizzato in collezione privata fiorentina, grazie ad un saggio pubblicato da Piero Pallassini sul Bollettino dell'Accademia degli Intronati di Siena, manoscritto che da circa due secoli sembrava essersi volatilizzato nel nulla.

Torna bene raccontare il caso della figliuola di papa Innocenzio Cibo genovese (anco che fosse innanzi del tempo del quale havemo preso a scrivere) la quale havendo sì gran foia che non si potea contenere da chiunche volessi godere di lei, il papa convocò tutti li medici periti di Roma per rimediarvi, quali con gran discorsi e medicine le fecero di molti ripari, ma non giovandone alcuno, conchiusero che Sua Santità o la ponessi in un monasterio di monache rinchiusa, o vero la lasciassi fare a suo modo, che il tempo, e il non vietarli quello che essa tanto disiderava, il che a ciò fare naturalmente più la incitava, forse la guaririano. Il qual consiglio haverei io ancora saputo dare che non ho studiato medicina, anzi un migliore di quello del serrarla nelle monache, cioè di porla nel maggior convento di frati di quella città, li quali gli haverebbono predicata meglio la castità.

 

Un Pier Maria battezzato Magnifico da “storiografi” sei-settecenteschi, ma che tale non risulta dal principale ed unico documento di casa noto che reputo essere gli ELOGIA VIRORUM ROSCIORUM.

Nel frontespizio si legge

Federici Rosci Petri Mariae Junioris filii
ELOGIA VIRORUM ROSCIORUM BELLICA VIRTUTE ET LITTERIS ILLUSTRIUM

Si tratta del Manoscritto Parmense 1184 della Biblioteca Palatina di Parma

allegato da
Angelo Pezzana alla
STORIA DELLA CITTA' DI PARMA

TOMO IV
1852

Federico de' Rossi figlio di Pier Maria il Govane
ELOGI DEGLI UOMINI ROSSIANI
FAMOSI PER VALOR MILITARE E LETTERARIO

6. Federico nasceva nel 1534. Ancora giovanissimo, nel 1546, era abate commendatario di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, protonotario apostolico, referendario apostolico. Conseguita la laurea nello Studio di Padova, otteneva, nel 1555, anche l’abbazia di Chiaravalle della Colomba. Nel 1565 era prevosto della Collegiata della Beata Vergine Annunciata di San Secondo, titolo e benefici ai quali rinuncia nel breve volger di pochi mesi. Per aver scritto cenni apologetici dei propri parenti (Elogia virorum rosciorum bellica virtute et litteris illustrium) gli derivava una discreta fama di storico e di letterato. Viene ancora ricordato come poeta (Tempio di Giovanna d’Aragona, Venezia 1555; Rime di diversi, Cremona 1560) e si dice fosse autore di una tragedia e di una commedia. Viveva per diversi anni in Toscana, alla corte medicea, prima di trasferirsi in Pavia, dove veniva a morire nel 1569.

 

Ebbene, è proprio da quel documento che si apprende della esistenza di un “Petrus cognomento magnificus”, mentre il vostro è solo detto “Petrus Maria”.

E, per inciso, in quel documento si rende giustizia anche alla controversa numerazione dei vari Pier Maria. Agli storiografi sei, sette ed ottocenteschi bastava una semplice ed attenta lettura, ammesso e concesso che gli Elogia abbiano un valore scientifico e storico.

Per la Rocca di San secondo Laura parla, meglio sarebbe dire poeta, intorno alla Sala dell’Asino d’Oro, unica al mondo per modello nel suo genere, ripresa dal volgarizzamento boiardesco, come ben ha messo in luce Maria Antonietta Acocella nel suo lavoro

L’Asino d’oro nel Rinascimento. Dai volgarizzamenti alle raffigurazioni pittoriche, Ravenna: Longo, 2001.

Di conseguenza in Rocca, a San Secondo, le rose a Lucio non le porge il sacerdote di Iside, nel tempio, ma il governatore romano, nell’arena.

 

Amore e Psiche, ai quali sono dedicati due componimenti, restano un autentico volo pindarico, solo giustificato da mistica estasi. Purtroppo in Rocca, a San Secondo, niente di tutto ciò…

A riprova del fatto che ogni parete, ogni affresco non è tratto dalla fantasia, non è un sogno, ma rappresenta la vita vissuta dalla famiglia nel sedicesimo secolo, quando un altro Pier Maria, il Giovane, all’apice della carriera cavaliere dell’Ordine di San Michele, l’ordine del Re di Francia, e suo fratello Giovan Girolamo, vescovo di Pavia e Governatore di Roma, nonostante invidie ed ostacoli di ogni genere, raggiungevano i massimi vertici militari e religiosi.

La Rocca dei Rossi di Secondo, un autentico archivio illustrato, dove ogni suggestione fantastica cede il passo alla più meravigliosa realtà!

Mi accorgo di aver sognato, di sognare, ad occhi aperti. E mi sveglio, frastornato, incredulo. Come la bassa piana e le sue fontanelle di una volta, zampillanti ricordi e passioni, anche la Rocca dei Rossi, a San Secondo, per noi sansecondini, per tutti, adesso non c’è più…


 

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