I Rossi e la Rocca
Divagazioni intorno a due manoscritti ed ai quadri
della sala delle gesta
Relazione di
Pier Luigi Poldi Allaj per
VENTI DI PALIO
Conferenza per i 20 anni del Palio delle Contrade di San Secondo
Rocca dei Rossi - Domenica 17 maggio 2009
Mi unisco anch’io ai complimenti ed ai rallegramenti per i venti anni del Palio. Si potrebbe ben dire: Vent’anni, ma non li dimostra!, tanto vivo era l’entusiasmo, tanto sincera la passionalità che distinse allora i promotori, i solerti dirigenti dell’Avis e della Cri, e che ancora oggi contraddistingue Elisabetta e tutti i componenti del Comitato, le Contrade, i contradaioli.
La Rocca dei Rossi: con due parole la si potrebbe definire una grande casa per
una grande famiglia. E quanto sia stata grande la famiglia lo possiamo vedere
attraverso le tredici grandi diapositive che rimangono esposte ormai da 450 anni
attorno a noi e che abbelliscono questa grande sala detta delle “Gesta Rossiane”,
che con le sue pagine aperte, resta per sempre un grande album di famiglia.
Le tredici scene delle "gesta”, volute da Troilo II Rossi nella seconda metà del
Cinquecento, rappresentano altrettanti episodi eminenti nella storia
dell'illustre casato parmense a partire dal XII secolo per giungere sino al
tempo di Pier Maria il Giovane, padre del committente.
Il “Manoscritto Parmense 569”, conservato presso la Biblioteca Palatina di
Parma, riporta le HISTORIE DEI SIG.RI ROSSI DIPINTE NELLA SALA DI SANSECONDO. Si
tratta di una descrizione sommaria, per gli eventi storici e per i luoghi, in
versi, tredici ottave di endecasillabi accompagnate da un riassunto in prosa. Le
ottave hanno la funzione di permettere una corretta comprensione dei quadri e
vengono considerate parte integrante del ciclo.
Ogni quadro presenta precisi riferimenti spazio-temporali, mostrando nella zona
inferiore, in primo piano, l’episodio storico; in alto, sullo sfondo,
solitamente viene illustrato il luogo, la scena dell’evento.
Un altro documento, molto meno noto, per quanto da tutti pedissequamente citato,
il “Manoscritto Parmense 1184”, anch’esso conservato nella Biblioteca Palatina,
ci tramanda gli “ELOGIA VIRORUM ROSCIORUM BELLICA VIRTUTE ET LITTERIS ILLUSTRIUM”,
Elogi degli uomini dei Rossi famosi per il valore militare e per le lettere,
scritti in lingua latina da Federico de’ Rossi, figlio di Pier Maria il Giovane
(Federici Rosci Petri Mariae Junioris filii). Credo che anche questo manoscritto
debba essere considerato una ulteriore parte integrante, se non addirittura
costituire il progetto preliminare del ciclo pittorico, di cui presenta il
medesimo ordine cronologico. O, forse, potrebbe costituire, semplicemente,una
introduzione alla visita della quadreria domestica...
Gli “Elogia” evidenziano interessanti notizie sulla vita, le opere e le imprese
dei più celebri esponenti rossiani, a partire, come le “Historie”, da Orlando e
Bernardo (sec. XII-XIII) e sino ai tempi, la metà del Cinquecento, dell'autore
che conclude il suo racconto con i ritratti dei fratelli Troilo II e Sigismondo
e della madre Camilla Gonzaga, unica donna presente in un contesto tutto
maschile, autentica “virago” della famiglia, come lo furono Bianca Riario e
Caterina Sforza, nonna e bisnonna paterne dell’autore.
Nel complesso, si tratta di una libera descrizione di ventinove personaggi,
suddivisa in ventisei capitoletti. Undici dei primi diciannove sono ripresi
ufficialmente nelle “Historie” e nei quadri e, a parte gli antenati comuni, si
parla indifferentemente, nel Cinquecento, di rappresentanti del ramo
propriamente di San Secondo e di quello di Corniglio, nonostante le lotte
fratricide degli anni venti, per la interpretazione del testamento del
quattrocentesco Pietro Maria. Del resto anche in due quadri si dipingono “gesta”
di Guido e Filippo di Corniglio.
La cosa sorprendente, lo sottolineo, resta, in ogni caso, la cronologia,
perfettamente sovrapponibile, dei personaggi ritrattati negli “Elogia” con
quelli effigiati nella Sala e descritti nelle “Historie”.
E ora esaminiamo, parallelamente i quadri della Sala ed i capitoli degli
“Elogia”.
Il primo quadro delle gesta, alla destra del grande camino ed il primo ritratto degli “Elogia” ci presentano Orlando, nipote dell’omonimo capostipite del cosiddetto Rossi di Parma. Orlando è stato Podestà di Parma e di altre importanti città fra il 1180 e il 1213. Nel 1199 conduceva a vittoria le truppe parmensi nello scontro di Borgo San Donnino contro i Piacentini.
Il secondo quadro per la battaglia di Borghetto del Taro (1247) ed il secondo ritratto degli “Elogia” illustrano Bernardo. Pure lui Podestà in varie città, moriva in un agguato tesogli dagli imperiali nei pressi di Collecchio nel 1248. Aveva sposato, nel 1216, Maddalena di Ugo Fieschi, Conte di Lavagna, sorella di quel Sinibaldo, che negli anni cruciali di Federico II era Papa Innocenzo IV.
I figli di Bernardo, Ugolino e Giacomo, a detta delle “Historie”, sono
protagonisti del terzo quadro che ricorda il fatto di Vittoria del 1248.
I due quadri, il secondo ed il terzo, sono strettamente correlati. Infatti, tra
il luglio del 1247 ed il 18 febbraio 1248, era un martedì, il più grande giorno
di Parma, come anche titola il focoso libro di Lino Lionello Ghirardini, emerito
professore di storia e di vita ai tempi della mia gioventù, i parmigiani
infliggevano sonore sconfitte alle truppe imperiali ed allo stesso imperatore
Federico II di Svevia.
Ugolino e Giacomo non sono ripresi negli “Elogia”, unica omissione riscontrata,
ma citati soltanto nelle “Historie”: questo può dipendere dal fatto che tutti
gli storici pongono la morte di Bernardo dopo l’impresa di Vittoria e non prima.
Federico Rossi potrebbe, pertanto, avere considerato ancora Bernardo
protagonista anche a Vittoria.
In ogni caso Ugolino era Proposto della Cattedrale di Parma e Cappellano
Pontificio. Giacomo è stato Podestà in varie città del centro nord.
Un altro Ugolino, figlio di Giacomo, viene celebrato nel quarto quadro, lui che,
podestà dei Fiorentini, li conduceva a vittoria, a Campaldino, nel 1289. Di lui,
che sposava nel 1282 Elena di Cavalcabò Cavalcabò, Signore di Viadana, si occupa
anche il terzo “elogio”.
Gli “Elogia” trattano poi di Guglielmo, nonno di Giacomo, primo conte di San
Secondo, dedito a varie attività civili e militari ed anche religiose. Moriva a
Padova nel 1329 e, a buona ragione, potrebbe essere considerato il capostipite
dei Rossi propriamente detti di San Secondo.
Il personaggio non è ricordato in affresco, a differenza dei figli Orlando,
Marsilio e Pietro sui quali, invece, si soffermano con dovizia i quadri
successivi, ben cinque, dal quinto al nono, e naturalmente le “Historie”.
Orlando è soggetto unico del quinto quadro, celebrato quando, nel 1325,
recuperava Borgo San Donnino, tenuto allora da Azzo Visconti. Aveva sposato
Agnese di Guido Ruggeri, Signore di Felino, e moriva a Padova il 10 maggio 1345.
Orlando viene descritto da Federico Rossi nel quinto elogio.
Non c’è il quadro, ma solo il sesto elogio per illustrare un altro figlio di
Guglielmo, quell’Ugolino Rossi per ben 55 anni vescovo di Parma. Pare che alla
fine della sua vita venisse avvelenato Milano tra il maggio ed il giugno del
1377.
Il settimo elogio tratta di Marsilio, che campeggia anche nel sesto quadro,
collocato sopra il portale rifatto nei primi decenni del secolo scorso, assieme
ai fratelli Orlando e Pietro, nel mentre che vengono infeudati dal re Giovanni
di Boemia su terre di “Parmigiana”.
Marsilio è stato Conte di Borgo San Donnino e Signore di altri luoghi. Moriva a
Verona il 16 agosto 1337.
Marsilio è ancora protagonista nel settimo quadro, nell’atto di acquistare Lucca.
Soggetto dell’ottavo quadro e dell’ottavo elogio è Pietro. Nel quadro viene immortalato nel momento in cui, nel 1336, il doge Francesco Dandolo, lo nominava generale in capo della Lega di Venezia contro Mastino Della Scala. Sposava nel 1328 Ginella di Carlo Fieschi, Conte di Savignone. Moriva a Monselice l’8 agosto 1337.
Il nono quadro ci mostra ancora le valorose imprese, nel 1336, di Orlando e
Marsilio nella battaglia del Ceruglio, in Toscana, ed il loro rientro, da
vincitori, in Firenze.
Negli “Elogia” ritroviamo, poi, due capitoletti per due personaggi che non
vengono confortati dagli affreschi. Il nono elogio tratta dei fratelli Giacomo e
Pietro il Magnifico, rispettivamente zio e padre di Pier Maria il Vecchio, la
grande figura quattrocentesca. Ecclesiastico l’uno, terzo Conte di San Secondo
l’altro, che sposava Maria Giovanna di Ugolino Cavalcabò dei Marchesi di
Viadana. Pietro viene spesso indicato come Pietro Maria I e senza l’appellativo
di Magnifico di cui lo fregia Federico.
Il decimo quadro e l’undicesimo elogio ci illustrano la figura di Pietro Maria il Vecchio, oggi usualmente detto il Magnifico. Sulle pareti della sala delle gesta è ritratto nel momento in cui il popolo di Parma lo proclamava signore. Quarto Conte di San Secondo, nasceva il 25 marzo 1413. Nel 1428 sposava Antonia di Guido Torelli, Conte di Guastalla e Montechiarugolo. Moriva in Torrechiara il 1° di settembre del 1482. Più celebre della moglie, ne resta l’amante, Bianca Pellegrini, moglie di Melchiorre di Arluno.
Indubbia è l’importanza, nel contesto storico internazionale di fine
Quattrocento, della figura di Guido de’ Rossi, immortalato nell’undicesimo
quadro e nel dodicesimo elogio, lui che si rendeva protagonista dell’epilogo
della guerra di Rovereto, alla chiusa di Calliano, in Trentino, nel 1487. Quei
fatti, ampiamente studiati lassù, vengono ancora oggi annualmente ricordati con
la manifestazione storica “Rovereto Venexiana” che, per la edizione del 2001,
con la partecipazione della Corte dei Rossi, vedeva campeggiare nel manifesto la
foto del dipinto sansecondino.
Guido era titolato Conte di Corniglio ed aveva sposato, nel 1464, Ambrosina di
Filippo Borromeo, Conte di Arona. Moriva in Venezia nel 1490.
Dopo aver detto di Guido, gli “Elogia” nel capitolo 13 trattano di altri tre
figli di Pietro Maria: Giovanni, Bertrando e Bernardo.
Giovanni era il quinto Conte (diseredato) di San Secondo. Coniugato con Angela
di Alberto Scotti Douglas, Conte di Carpaneto e Vigoleno, era nato nel 1430 e
moriva in San Secondo nel 1502.
Bertrando, Conte di Berceto dal 1490, era figlio naturale di Pietro Maria, avuto
da Bianca Pellegrini. Bertrando, coniugato con Pietra Malaspina, moriva attorno
al 1495.
Bernardo era Vescovo di Cremona e Novara e non è da confondere con l’omonimo
vescovo di Treviso. Nato nel 1432, moriva a Roma nel 1468.
Nel capitolo 14 gli “Elogia” illustrano Troilo I, sesto Conte di San Secondo.
Colonnello delle Armate del Re di Francia, nel 1500, ai tempi di Caterina
Sforza, si trovava in Romagna, alleato delle truppe papali di occupazione,
comandate da Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI. E in Romagna Troilo
conosceva e poi sposava Bianca Riario Sforza della Rovere, vedova di Astorgio
III Manfredi, Signore di Faenza. Troilo moriva a San Secondo il 3 giugno 1521,
lasciando figlioli ancora in tenera età.
Le notizie sul matrimonio di Troilo e Bianca, e sulle vicende correlate,
appaiono vaghe, come pure lo status di Astorgio (o Astorre) Manfredi, da alcuni
dato per marito addirittura dal 1495 (“nel 1495 si celebrarono le nozze di
Astorgio Manfredi signore di Faenza con Bianca Riario sorella di Ottaviano, con
molta soddisfazione de' sudditi”, scrive il Moroni), da altri solo promesso
sposo. Sta di fatto che, come riferisce lo storico rinascimentale Giovanni
Burcardo, il 9 di giugno del 1502 il corpo di Astorgio Manfredi veniva trovato
con una pietra al collo, legato ad altre persone, nel Tevere, sotto Castel
Sant’Angelo.
E tenete bene a mente l’anno che ho detto, il 1502, perché tra un attimo ne
riparleremo.
Al capitolo 15 degli “Elogia” si ritrova Bernardo, figlio di Guido. E’ lui quel
Vescovo di Treviso che, nato nel 1466, moriva a Parma nel 1527, per il veleno o
la spada dei cugini di San Secondo, dopo avere inutilmente tentato di recuperare
al suo ramo le terre di San Secondo.
Col sedicesimo elogio ritorniamo ai quadri, il dodicesimo. Filippo, Conte di
Corniglio, altro figlio di Guido, dissuadeva l’imperatore Massimiliano dal
tenere sotto assedio la città di Padova. Filippo, nato nel 1465, sposava tale
donna Antonia, già sua concubina. Moriva a Corniglio nel 1529.
E, adesso, “eccolo generale de le fanterie cristianissime, cavaliere de l'ordine
di san Michele e speranza de la gloria italiana”.
Nel tredicesimo quadro Pietro Maria il giovane, nel 1542, “dal Re Francesco alla
presenza di tutta la fraternità dei Cavaglieri dell'ordine, e con l'assistenza
del Contestabile, come in simili occorrenze s'usa, è fatto Cavagliero
dell'ordine, e Generale d'Italiani”.
Negli “Elogia” Pietro Maria il Giovane è indicato come il secondo con tale nome,
dopo Pietro il Magnifico e Pietro Maria il Vecchio. Il documento – e sottolineo:
scritto dal figlio Federico – appare, pertanto, la pietra miliare per porre fine
all’annosa diatriba della controversa numerazione.
Di Pietro Maria il Giovane, negli “Elogia”, viene riportata l’esatta data della
morte, da tutti concordemente accettata, il 15 di agosto (XVIII Kal. Septembris
M.D.XL.VII.). Ma con un’aggiunta, a mio avviso, molto significativa: “annos
agens XXXXV” (= durante il 45° anno di vita). Se ne deduce, inequivocabilmente, che egli era
nato nel 1503, poco prima o poco dopo l'arrivo di Bianca a San Secondo, Bianca
accolta con molti onori, solo alla fine di luglio del 1503. Ma, laggiù in Romagna, Bianca Riario
doveva certamente aver sposato Troilo ed avergli dato, nel 1502, la figlia
primogenita Costanza, che varie "genealogie" indicano essere andata sposa nel
1514 a Girolamo di Luca degli Albizzi, patrizio di Firenze e, in seguito,
consigliere privato del Duca Cosimo. Si potrebbe, forse, ipotizzare che Bianca Riario sia stata
quasi una preda di guerra, come Caterina Sforza con Cesare Borgia, soprattutto alla luce della misera
fine fatta da Astorgio Manfredi, come abbiamo detto, in data 9 giugno di quell'anno 1502.
L’elogio di Pietro Maria si chiude con un’altra interessantissima testimonianza,
foriera se volessimo, di tante altre argomentazioni: “Ejus verissima effigies
perpolite a Francisco Mazolio eximio pictore delineata Sansecundi inspicitur”
(Il suo realissimo ritratto si vede a San Secondo,
raffinatamente dipinto da Francesco Mazzola, pittore eccellente).
Gli “Elogia” ci parlano, poi, nel capitolo 18, di due Rossi di nome Bertrando
(duo Beltrandi), morti emtrambi giovanissimi. Si tratta di un Bertrando, figlio
naturale di Guido e fratellastro di Filippo Maria di Corniglio, nato nel 1475 e
morto a Venezia nel 1492 all’età di 17 anni. E di quel Bertrando, zio
dell’autore, nato a San Secondo nel 1508, morto in battaglia a Valmontone nel
febbraio del 1528 all’età di anni 19 mesi 3 giorni 4, come recita l’iscrizione
funeraria apposta sopra la tomba in Steccata e pure riportata negli “Elogia”.
Nel capitolo 19 viene illustrata la figura di Giulio Cesare, conte di Caiazzo,
Julius Caesar Calatinus.
Giulio Cesare, Conte di Cajazzo, era nato a San Secondo nel 1519, ultimogenito
di Troilo I e di Bianca Riario, e veniva assassinato all’interno dell’Abbazia di
Chiaravalle della Colomba, nel Piacentino, la notte antecedente il 6 aprile 1554
da sicari del duca Ottavio Farnese). Era stato protagonista del controverso
rapimento e conseguente matrimonio, peraltro favorito dallo zio materno della
fanciulla il vescovo di Marsiglia Giovanni Battista Cybo, di Maddalena
Sanseverino.
Il capitolo 20 è per Marsilio, figlio di Filippo Maria, Conte di Corniglio, nato
nel 1510 e morto nel 1560 per lo scoppio della polveriera della rocca di
Corniglio.
Nel capitolo 21 troviamo la grande figura di Giovan Girolamo, il Vescovo di
Pavia e Governatore di Roma nei giorni del sacco e dal 1551 al 1555. Poeta e
letterato insigne, nasveva a San Secondo il 19 maggio 1505 e moriva a Prato il 5
aprile 1564.
Animato da un antifarnesianesimo vivissimo, oserei dire sguaiato, la sua
immagine potrebbe essere quella attribuita dal Minghelli-Vaini a Gan Giacomo
Trivulzio, nella Sala di Adone, sopra il camino. E, ancora molto più
probabilmente, era lui a dettare i temi e gli aforismi nella zona residenziale,
nella Galleria e nelle Sale con le favole. Gli episodi fabulistici sono
correlati ai momenti salienti dei contrasti, a partire dal 1539 e sino alla
“buona nuova della trasmigratio di Cacco (Papa Paolo III)” nel 1549, morte
salutata da Giovan Girolamo con un violento e feroce sonetto.
Spento è l'antico, horrendo, atro serpente
di Lerna e seco son spenti i Giganti,
Gli Antropofagi e Lestrigoni e quanti
per esca usar già mai l'humana gente.
De' regni bui spento è quel gran Reggente
cui Furie atroci erano sempre astanti
e i Dionigi e Polifemo e i tanti
Ciclopi e Arpie a dipredarci intente.
Spento è l'empio Diomede e quella fera
che nel gran laberinto avea dimora
e cuopria il rio con sue larve mentite,
e Falari e Agatocle e quella altera
Medusa e Polinnestore e in un hora
Cerbero e 'l regno e la città di Dite.
Nel cap. 22 troviamo Ettore, Prevosto di San Secondo nel 1537 e dal 1538 al
1540. Nasceva a San Secondo attorno al 1515 e moriva a Pavia dopo il 1555.
Nel cap. 23 ecco Camillo, Conte di Corniglio. Nato nel 1513, sposava
segretamente, conservando lo stato ecclesiastico, Lucrezia Casavecchia, vedova,
già serva di Casa Rossi a Padova. Moriva in Corniglio nel 1573.
I capitoli 24 e 25 sono riservati, rispettivamente, a Troilo II e Sigismondo.
Troilo II è l’ottavo Conte di San Secondo. Nato nel 1525, sposava nel 1550 la
quindicenne Eleonora di Uguccione Rangoni, Conte di Borgofranco, Castelcrescente
e Ravarino.
Sigismondo faceva carriera militare in Toscana alla corte del cugino duca Cosimo
I de’ Medici. Nato nel 1530, sposava nel 1565 Barbara di Carlo Trapp auf
Churburg, Barone di Beseno e Caldonazzo.
E, finalmente, al capitolo 26, la virago Camilla Gonzaga, madre dell’autore.
figlia di Giovanni, Signore di Vescovado e di Laura Bentivoglio dei Signori di
Bologna. Nata nel 1500, patrizia veneta, aveva sposato nel 1523 Pier Maria il
Giovane. Moriva nel 1585 (oppure 1572).
Ufficialmente tutti i personaggi, illustrati negli “Elogia” a partire dal
capitolo 18, non trovano rispondenza nei quadri. Resta il forte dubbio e la mia
presunzione che molti dei loro visi facciano festosa cornice, nel tredicesimo
quadro, a Pier Maria. In particolare vedo Troilo II, il committente degli
affreschi, in posizione preminente alle spalle di Francesco I in trono, il
portamento altero di erede designato. Sull’estrema destra, in alto, il nitido e
paffuto viso femminile di Camilla Gonzaga, somigliante al ritratto di lei, con
figli, conservato al Prado di Madrid.
Chiudo, ringraziando tutti per l’attenzione e la pazienza, ricordando che i due
manoscritti di cui ho parlato, come pure questa relazione, assieme a tanti altri
documenti e considerazioni, sono appoggiati al sito della Corte dei Rossi,
www.cortedeirossi.it, e chi vuole li potrà liberamente studiare… e contestare le
mie interpretazioni.
Tabella comparativa
QUADRI SALA GESTA |
ELOGIA VIRORUM |
1. Orlando |
1. Rolandus |
2. Bernardo |
2. Bernardus |
3. Ugolino e Giacomo di Bernardo |
|
4. Ugolino di Giacomo |
3. Hugolinus |
|
4. Gulielmus |
5. Orlando (Rolando) di Guglielmo |
5. Rolandus junior |
|
6. Hugolinus junior |
6. Orlando, Marsilio, Pietro |
|
7. Marsilio |
7. Marsilius |
8. Pietro |
8. Petrus |
9. Orlando, Marsilio |
|
|
9. Jacobus |
|
10. Petrus cognomento Magnificus |
10. Pietro Maria |
11. Petrus Maria |
11. Guido |
12. Guidus |
|
13. Joannes, Beltrandus et Bernardus |
|
14. Troilus |
|
15. Bernardus |
12. Filippo |
16. Philippus |
13. Pier Maria il Giovane |
17. Petrus Maria II |
|
18. Duo Beltrandi |
|
19. Julius Caesar Calatinus |
|
20. Marsilius junior |
|
21. Jo. Hieronimus |
|
22. Hector |
|
23. Camillus |
|
24. Troilus junior |
|
25. Sigismundus |
|
26. Camilla Gonzaga |
Manoscritto parmense 569 |
Manoscritto Parmense 1184 |
R 4 apr 2013 - Costanza / Pier Maria
R 27 ott 2013
R 8 settemmre 2018 - Traduzione "Ejus ... ecc.".
R 8 settemmre 2018 - Ipotesi quadreria.