Volti rossiani - Sulle tracce di Giorgio Vasari
Rimozioni farnesiane?
Spunti iconologici di Laura Malinverni
E’ noto che Giorgio Vasari rappresentasse nelle sue opere i volti dei contemporanei, così come lo è la sua tendenza a raffigurare i personaggi al di fuori degli schemi temporali, quasi come “maschere” senza tempo.
A Firenze, a Palazzo Vecchio, nella Sala di Leone X è celebrato il solenne ingresso del Papa Medici nella sua città natale nel giorno della festa di Sant’Andrea (30 novembre) del 1515, con il passaggio del corteo papale in Piazza della Signoria. L’identificazione dei personaggi del seguito di Leone X è possibile grazie all’ampia descrizione fornitane dal Vasari stesso nei “Ragionamenti”.[1]
Si notano in particolare in penultima fila sulla sinistra i letterati Pietro Bembo e Ludovico Ariosto, mentre, nel gruppo di cardinali, ci sono Giulio de’ Medici, futuro Clemente VII (il terzo da sinistra), Bernardo Dovizi da Bibbiena, Innocenzo Cybo e Lorenzo Pucci (da sinistra a destra), tutti e quattro investiti della porpora ecclesiastica dallo stesso Leone X.[2]
Volti “rossiani” emergono con evidenza dalla folla: all’estrema sinistra, in penultima fila, Pietro Aretino; al centro, vicino all’inconfondibile ritratto di Lorenzo de’Medici duca di Urbino, che indossa il berretto nero, c’è Giovanni dalle Bande Nere, con il classico profilo aquilino.
Venuta di Leone X a Firenze, Sala di Leone X, Palazzo Vecchio |
Ritratto di Pier Maria Rossi, Parmigianino, Museo del Prado, Madrid
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La prima osservazione da fare è che l’affresco appartiene alla serie dei “grandi lavori” compiuti dal Vasari a Palazzo Vecchio nel decennio 1555-1565. Due dei tre personaggi appena citati, i nipoti di Papa Leone Lorenzo e Giovanni de’Medici, erano morti rispettivamente quattro e tre decenni prima, né si può pensare che l’aspetto fisico di Giovanni dalle Bande Nere nel 1515 potesse essere quella raffigurata, visto che il condottiero mediceo aveva allora solo 17 anni. L’artista ha evidentemente colto la fisionomia di entrambi nel momento della loro maturità, o sarebbe meglio dire della piena giovinezza, visto che entrambi morirono prima dei trent’anni. Anche per Pietro Aretino, morto nel 1556 e quindi presumibilmente nel periodo in cui il suo concittadino eseguiva le opere a Palazzo Vecchio, si può parlare di una rappresentazione “ideale”, in quanto il personaggio barbuto che emerge dall’ombra all’estremo lato sinistro dimostra ben più dei 23 anni che aveva nel 1515.
Ma l’attenzione cade su un altro personaggio barbuto, collocato alle spalle dei due giovani Medici ed identificato dalla “legenda” vasariana come “ambasciatore di Spagna presso il Papa” [cerchio giallo]. Il personaggio sembra essere in confidenza con i due Medici che ha davanti a sé ed è colto mentre conversa con Giovanni dalle Bande Nere. Solo un ambasciatore, dunque, liquidato sbrigativamente senza neppure citarne il nome? O la parentela medicea potrebbe accomunare i tre personaggi?
Pier Maria III Rossi, nipote di Giovanni de’ Medici, aveva gloriosamente partecipato all’assedio di Firenze del 1530 combattendo per un altro Papa Medici, Clemente VII, ed era stato tra i firmatari della capitolazione della città quando vi era stato ripristinato il dominio mediceo: nel 1515 non avrebbe avuto che 15 anni circa. Ma visto che per tutti gli altri personaggi Vasari ricorre ad un ritratto “ideale”, viene in mente la fisionomia di Pier Maria in età matura ritratta dal Parmigianino…
Pier Maria III Rossi morì nel 1547, “sconfitto” dal partito farnesiano e parzialmente rimosso dalla coscienza sotto il pontificato del Farnese Paolo III. E Vasari dipingeva il grande ciclo di affreschi proprio sotto il pontificato di questo Papa, quando era più che mai imprudente ricordare chi era nemico della sua famiglia…
Cena di San Gregorio Magno, Giorgio Vasari, Pinacoteca Nazionale di Bologna |
Ritratto di Pier Maria Rossi, Parmigianino, Museo del Prado, Madrid
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Facciamo un passo indietro. Il primo arrivo a Bologna di Giorgio Vasari risale al 1529, quando, in fuga dopo il Sacco di Roma, l’esilio dei Medici, l’assedio di Firenze e l’epidemia di peste, capita nella città emiliana quasi per caso, nel tentativo di raggiungere Arezzo per percorsi alternativi. Anni dopo la sua personalità si sarebbe imposta in modo autorevole, ma per il momento l’artista entra a far parte della schiera anonima di coloro che dovevano realizzare l’apparato per la venuta del Papa Clemente VII, Giulio de’ Medici, e di Carlo V e della conseguente incoronazione di quest’ultimo da parte del Pontefice.[3]
Tra il 1537 e il 1540, Giorgio Vasari è di nuovo tra Camaldoli e Bologna: soggiorna nella città 8 mesi circa e, retribuito ormai come un artista di fama, esegue per gli Olivetani del convento di San Michele in Bosco un fregio ad affresco con venti storie tratte dall’Apocalisse; gli vengono commissionate tre pale da porre all’inizio del refettorio del convento, che dovevano rappresentare tre scene di pasti leggendarie: Abramo nella valle di Mambre che sfama gli Angeli, Cristo in casa di Marta e San Gregorio a mensa con dodici poveri.
Della Cena di San Gregorio Magno scriverà lo stesso Vasari:
“… finsi San Gregorio a tavola in un convento, e servito da monaci bianchi di quell’ordine, per potervi accomodare quei Padri secondo che essi volevano. Feci oltre ciò, nella figura di quel santo pontefice, l’effige di papa Clemente VII; ed intorno, fra molti signori, ambasciatori, principi ed altri personaggi, che lo stanno a vedere mangiare, ritrassi il duca Alessandro de’ Medici, per memoria de’ beneficj e favori che io avea da lui ricevuti, e per essere stato chi egli fu, e con esso molti amici miei [...], il generale don Cipriano da Verona, ed il Bentivoglio. Parimenti ritrassi il naturale ne’ vestimenti di quel pontefice, contraffacendo velluti, damaschi, ed altri drappi d’oro e di seta di ogni sorte. ..” [4]
Nonostante la data di esecuzione del quadro corrisponda ancora una volta al papato del Farnese Paolo III, i personaggi attorno a Clemente VII si riferiscono ovviamente all’ambiente mediceo della Corte di quel Papa. Forse proprio perché il nuovo Papa è da qualche anno un Farnese, ancora una volta il personaggio biondo e barbuto seduto più vicino al Papa [cerchio giallo] non viene identificato…
Rimozioni farnesiane?
[1] Giorgio Vasari, “Ragionamenti”, 1568, VIII, pp. 140-145
[2] “Palazzo Vecchio e i Medici-Guida Storica” di E.Allegri e A.Cecchi, Studio per Edizioni Scelte, Firenze 1980
[3] “Giorgio Vasari - L’uomo dei Medici”, Roland Le Mollè, Rusconi, Milano-Parigi , 1998
[4] “Le opere di Giorgio Vasari – con nuove annotazioni e commenti di G.Milanesi”, VII, Sansoni, Firenze, 1906