Figura
molto controversa nella storia della famiglia de'
Rossi di San Secondo. Figlio di Guido de' Rossi,
viene nominato nel 1499 Vescovo di Treviso.
Grande
mecenate, favorì l'opera di Lorenzo Lotto, che ne dipinse l'effigie.
Il
dipinto - originariamente protetto da una "coperta",
allegoria della virtù e del vizio - rappresenta il
prelato rossiano che indossa una mozzetta rosata e un
copricapo nero, al dito un anello con sigillo sul
quale si legge lo stemma del Casato (il leone
rampante verso sinistra).
I
lineamenti del Vescovo - viso paffuto, naso appuntito
e capelli arricciati attorno alle orecchie -
coincidono con quelli dell'immagine del Rossi sulla
sua medaglia.
La
prova che la tavola di Lotto raffiguri Bernardo de'
Rossi deriva dalla sovracoperta dipinta, che recava
il nome del personaggio e la sua età esatta all'epoca
del completamento del ritratto (luglio 1505).
Nel
dipinto di Lotto i più piccoli dettagli servono a
caratterizzare l'effigiato: le pieghe del drappo
verde che incorniciano la testa del Vescovo portano l'attenzione
sullo sguardo penetrante de suoi freddi occhi azzurri;
la fila di bottoni della mantellina guida alla mano
che stringe la pergamena, il pugno chiuso conferisce
al personaggio un atteggiamento deciso.
Infatti
il Vescovo entrò presto in conflitto con le autorità
di Treviso e con Girolamo Contarini, il podestà
veneziano della città stessa.
Le
riforme da lui varate indebolirono il loro controllo
sugli affari ecclesiastici, fino al punto che alcuni
membri della famiglia Onigo, scontenti della
situazione, nel settembre del 1503 cercarono di
assassinare il Vescovo, che sopravvisse all'attentato,
anche se nel 1510 fu costretto a fuggire da Treviso.
Nel
1522 ritroviamo Bernardo de' Rossi sotto San Secondo,
mentre cerca di riconquistare le terre che giudicava
appartenenti al suo ramo, in favore del quale aveva
"testato" Pier Maria II il Magnifico,
esautorato da Ludovico il Moro. Si ritrova quindi a
combattere contro Giovanni delle Bande Nere,
intervenuto a difendere la sorellastra Bianca Riario,
sposa di Troilo I de' Rossi.
Muore
alcuni anni dopo, forse di veleno, propinatogli dai
nipoti di San Secondo, Giovan Girolamo e Bertrando.