Il nobile parmigiano Bernardo di Rolando Rossi è una
figura emblematica nella politica duecentesca della
sua città.
Rampollo
di antica famiglia filoimperiale, nasce da Rolando (o
Orlando) prima della fine del secolo XII. Come il
padre segue in prima persona gli avvenimenti politici
e militari del tempo.
La
svolta della sua vita avviene nel 1216 quando sposa
Maddalena Fieschi, sorella di Sinibaldo, nipote del
vescovo Obizzo, quel Sinibaldo Fieschi che nel 1243
diventerà Papa Innocenzo IV.
Nel
1219 Bernardo Rossi viene delegato da Federico II a
seguire le controversie tra Modenesi e Ferraresi
sulla libertà di transito e di scambi tra le opposte
rive del Po.
E’
Podestà in varie città italiane: Modena (1213, 1214,
1226), Reggio (1221, 1227), Siena (1224), Cremona (1230),
Asti (1231), Arezzo (1235), Firenze (1236), Bergamo (1238),
Mantova (1239).
Nel
1230 a Ravenna programma con Federico II le azioni da
intraprendere contro Milano.
La
riforma statutaria di Parma (1233) non lo vede
completamente soddisfatto e Bernardo manifesta il
proprio dissenso all’Imperatore; successivamente
le vittoriose imprese di Federico II in Lombardia (Cortenuova,
1237) paiono rinsaldare l’antica amicizia.
I
rapporti tra Bernardo Rossi e l’Imperatore
mutano profondamente dopo la elezione al soglio
pontificio del cognato Sinibaldo Fieschi, Papa
Innocenzo IV, il quale attrae nella sua orbita la
nobiltà parmense, a lui strettamente imparentata.
La
nomina a vescovo di Parma di Alberto Sanvitale –figlio
di Margherita Fieschi sorella del Pontefice, quindi
nipote del Papa e dello stesso Bernardo Rossi - segna
il definitivo passaggio al guelfismo dei maggiorenti
della città, contro la quale si ritorcono le
rappresaglie imperiali.
Ormai
tra Bernardo Rossi e Federico II è scontro aperto.
Costretto all’esilio, i beni in patria
confiscati o distrutti, tra trame e rivolte
riorganizza le truppe dei fuorusciti.
Si
giunge così a domenica 16 giugno 1247 quando i
"neo-guelfi" si mettono in marcia verso
Parma. Dopo aver sconfitto gli Imperiali (tra i morti
il Podestà parmense, l’aretino Enrico Testa) a
Borghetto del Taro (località identificabile oggi tra
Noceto e Castelguelfo), rientrano in città.
Federico
II che si trovava a Torino, pronto per valicare le
Alpi e recarsi a Lione per dirimere con Innocenzo IV
la questione della ennesima scomunica, rientra sui
suoi passi e il 2 luglio 1247 pone l’assedio a
Parma, accampandosi ad ovest della medesima. Viene
costruito il fortilizio di Vittoria che doveva
soppiantare la città "traditrice".
Lunghi
mesi di assedio non fiaccano la resistenza dei
parmigiani, che il 18 febbraio 1248 con sortite ed
azioni tattiche diversificate, nelle quali si
distinguono fra gli altri Bernardo Rossi ed i figli
Ugolino e Giacomo, coadiuvati anche dai guelfi delle
città viciniori, assaltano e distruggono Vittoria.
Sul campo, dopo una cruentissima battaglia, restano
persino il Marchese Lancia ed il giudice Taddeo di
Suessa.
Dopo la
battaglia di Vittoria non mancano altre scaramucce
tra le truppe "parmensi" e quelle imperiali.
Prova lampante il fatto che Bernardo Rossi muoia il
20 marzo 1249, caduto da cavallo, in uno scontro nei
pressi di Collecchio, nelle vicinanze di Parma,
subito trafitto inesorabilmente dai lancieri nemici.