Bellissimo il servizio sul mercato di San
secondo, curato nei testi e nelle immagini. Tutto perfetto… salvo un piccolo
refuso. Documenti alla mano si può ragionevolmente affermare che la nascita del
mercato di San Secondo risalga ad epoca remota (almeno al ’500), non certo agli
anni ’50, come evidenziato nella scheda tecnica. E senza dubbio fioriva
parallelamente alla evoluzione del borgo e del Casato che ivi governava.
Notizie certe sono in un questionario-relazione del 22 agosto 1803 (4 fruttidoro
dell’XI anno della Repubblica Francese) a firma di Antonio Cavalli, conservato
presso l’Archivio di Stato di Parma e rispolverato da Manuela Saccani (SACCANI,
M., 1803: San Secondo si presenta a Moreau di Saint-Méry, Archivio
Storico delle Province Parmensi, Parma, 1987),
due specifici punti – che ritrascrivo – riguardano proprio il mercato di San
Secondo.
N. 22 - L'Unico Mercato settimanale ai fa nel mercoledì lungo la Contrada
maggiore del Paese da Mezzodì a Settentrione.
N. 23 - Le derrate che lo fanno
copioso e bello segnatamente in Primavera sono le Bestie Bovine, che sono
abbondanti, ed invece del facile esito che se ne aveva in passato si è ridotto
alla difficile combinazione di qualche cambio più per bellezza d'accoppiamento
che per bisogno, ed al miserabile smercio di qualche Bestia grama per il macello
nostro, de' vicini Paesi, ed al di più di quelli di Parma quando non si
provvedono sul Reggiano.
Alla sua stagione cioè all'Autunno ed Inverno gl'animali Suini che allevati in
copia da nostri Villici, e dalla classe bisognosa traggono da questo prodotto il
mezzo di scontare Porzione di debito col Padrone, contribuire alle spese di
estimo e soldo militare rispetto ai primi, di pagare l'affitto di casa
gl'aggravi pubblici, e soldo militare ugualmente riguardo ai secondi.
Qualche tristo Cavallo alla stagione prossima alla Mietitura de' Grani per
batterli sull'aja. Le Tele di Canapa, la stessa Canapa in Gargiolo, Stoppa e
Corda.
L'olio di Vinazzoli che si estraggono dall'Uva spremuta nelle Tine, e così
ridotto col Torchio ad acqua. Il Grano, cioè frumento, Fava, Legumi e Melica, di
cui però se noti si arricchisse il Mercato con quello della nostra riviera del
Po, non basterebbe ad alimentarci quello del Territorio. Le Arti concorrono col
frutto de' loro travagli a rendere ricco il Mercato cioè di Ferrarezza in parte
qui lavorata, ed in parte tratta dal Bresciano, di Stromenti rusticali in Ferro,
e Legno, e di quest'ultimo in lavori per tutte le Arti occorrevoli travagliati
sì al Forno che alla Scure, e Scalpello.
La poca frutta del Territorio, e la molta delle vicine Colline e Montagne il
formaggio vaccino di discreta bontà di Buttiro, e ricotta, frutto delle nostre
vacche, il lardo, l'istrutto salato ed altro frutto porcino, le Ova, Pollami,
Verzura, provvedono quelli che per ristrettezza di Patrimonio non hanno Stabili,
e vivono sulla Professione.
Finalmente i Merciaj generalmente portanti sulle spalle il loro Tesoro,
accorrono in gran numero a questo Mercato, e si dispongono a più linee sulla
Piazza dell'Ospedale, esitando con maggiore facilità de' pochi nostri
Mercantelli stabili che sono provveduti di Pannine ed altro tutto l'anno.
L'apparato però di questo Mercato porta un'idea di consumo imponente, che non è
tale in tutte le sue parti; il venditore forestiero parte con denaro invece di
lasciarne, manca il compratore de' migliori nostri effetti che sono i Bestiami,
in conseguenza l'utile de' Terrieri in giornata è piuttosto illusorio, che
reale.
Nello stesso documento, poco prima al n. 19, fra i prodotti tipici del luogo, si
fa menzione della famosa “spalla di San Secondo”:
Altra produzione propria del Paese e di grand'ente per la sua riputazione
fuori Stato sono le Spalle dell'Animale Suino con osso assicurate con sale e
pepe, diffese dal Bertoncino del Suino, ed amagliate con Spago, quali si
mangiano cotte, ma non sono saporite se non dopo almeno sei mesi, siccome si
travagliano d'Autunno avanzato, ed Inverno, così solamente per l'estate
successiva sono in istato di perfetta condizione, e per istruzione s'aggiunge
che vi vogliono tante ore a cuocerle, quante sono le libbre d'oncia dodici nel
peso d'ognì Spalla.
Nel documento, ripeto dell’agosto 1803, si parla di un glorioso “passato”, il
che fa pensare a tempi remoti, vale a dire agli stessi tempi della nascita del
borgo, come pure evidenzia, nel 1870, il prevosto Giuseppe Maria Cavalli: “i
mercati del mercoledì erano un tempo fiorentissimi, oggidì alquanto scaduti,
forse per l’avenamento commerciale”
(CAVALLI, G. M., Cenni storici della
borgata e Chiesa di San Secondo, Archivio Parrocchiale di San Secondo, 1870,
manoscritto).
Di grande significato mi pare anche la testimonianza, nel 1895, di Dante
Minghelli Vaini (MINGHELLI-VAINI,
D., Cenni sul Castello di San Secondo, Roma, 1895, ristampa a cura del
Comune di San Secondo, 1992):
Il fiorente commercio, cui giovano un frequentatissimo mercato settimanale
ed un'annua fiera, commercio in oggi singolarmente accresciuto da un tramway a
vapore che congiunge Parma alla bassa del Po passando pel paese, rende animate
le vie di forestieri, giustificando l'esistenza di varii decenti alberghi e
caffè. Non poca importanza hanno i mercati del mercoledì, giacchè se vi si
importano stoffe, oggetti di vestiario o strumenti di lavoro, l'esportazione
supera di gran lunga in valore l'importazione, essendo il paese ricchissimo di
vari prodotti, di cui alcuni sono stimati anche sui mercati dell'estero.
Cito per primo il floridissimo commercio di salumi, fra cui celebre la spalla,
detta appunto di S. Secondo ed immortalata dal Giusti nei ben noti versi:
E gridi che
il suo Santo è San Secondo
E che il
zampon di Modena del mondo
Compensa il
Duca. (GIUSTI, I brindisi).
L'importante produzione necessita gran numero di braccia ed appunto in quella
stagione invernale in cui gli altri lavori sono interrotti: le spalle, i
culatelli, i piccoli salami di S. Secondo si trovano presso tutti i grandi
negozianti dell'Italia non solo ma di Parigi e di Londra; il resto dei lardi e
salumi gode tal fama nelle province limitrofe alla Parmense che la produzione
per la grande ricerca ne è assai cospicua, sicchè il decimo ne sarebbe più che
sufficiente ai bisogni della popolazione.
Giuste e doverose puntualizzazioni...