LETTERE - Libro II - 169

 

Valerio Orsini, capitano di ventura, nasce nel 1504. Figlio di Giulio, viene educato nel mestiere delle armi da Renzo da Ceri. Nel 1527 si distingue nella difesa di Roma. Milita nell'esercito imperiale prima di passare al servizio di Venezia per la quale partecipa alla difesa di Corfù, dove gli muore il figlio Oliverotto. Nel 1540 viene assegnato alla guarnigione di Zara. Muore nel 1550.

 

Al signor Valerio Orsino

Da che il conoscersi ingrato è parte di gratitudine, non addurrò scusa, patron mio, circa la negligenzia e la trascuratezza usata da la mia penna e da la mia persona inverso il dovere io ad ogn'ora scrivere a voi, capitan valoroso e del continuo visitare la vostra consorte veneranda. Dirò bene che, spronato in ultimo dagli obblighi ch'io tengo con le case di l'uno e de l'altra, doppo avere visitato lei, a voi scrivo, lodando Cristo, il quale mi ha dato condizion tale che, sì come la bntà vostra e la sua non si possono pentire dei benefizi concessimi, così io non ho da vergognarmi di avergli ricevuti. Veramente il piacer provato dai padroni benigni mentre riveggono i servitori di buon nome, aggiugne a quel che sentono i servitori venuti in qualche riputazione nel rivedere i padroni cortesi. E ciò si scorse ne la fronte di voi il dì ch'io venni a basciarvi le mani a San Felice, e nel sembiante di colei che vi è moglie tosto che le feci riverenza a la Giudecca. Il sereno de la letizia da me compresa nel viso di tutti due in quello istante che vi fui innanzi, mi dimostrò quanto vi piaceva lo esser io diventato non vo' dir famoso, se bene il vantasi è cibo de la istessa lode. Benché non ha paragone l'allegrezza gustata dal mio core subito che la immagine del signor Valerio e la effigie de la signora Giovanna Maria mi si rappresentarono ne l'aria dei figli di quello e ne le ciglia ne la prole di questa: vedersi nel volto de le femine l'onestà, la modestia e la venustà de la lor madre nobile; e ne la faccia dei maschi la discrezione, l'ardire e la prudenzia del lor padre illustre. Ma per aver tale faciulle e fanciulli sì fatti i modi e i costumi di chi gli ha e generati e partoriti, riferitene grazie a Dio, però che il rinascere ne la sua progenie è uno essere che vive con duplicata natura.

Di Vinezia, il primo di marzo 1540.

A

Pietro Aretino

 

Ritorna all'indice dell'epistolario