LETTERE - Libro III - 164

La lettera è indirizzata a Francesco Sansovino, letterato, figlio dello scultore Iacopo, intimo amico di Pietro Aretino, che riferisce circa una traduzione delle Epistole di Cicerone, presumibilmente operata dal reggiano Guido Loglio.

A

A M. Francesco Sansovino

Ho visto, letto e riposto l'epistole di Cicerone. Holle viste per grado di chi l'ha tradotte; holle lette per riverenza del loro celeste autore; holle riposte perchè chi si pensa farsi eloquente con le fatiche d'altri, diventa inculto nel sudor de le sue. Che invero l'arte del dire consiste ne la pratica de i dicenti; l'essercitazione de i quali è maestra de i dicitori, che se prudenti sono, singolari in ciò appaiono. Onde col fuoco che gli esce de la lingua parlante, infiammano i pigri, raffrenano i furiosi, e acquetano i seduttori. E colui che in uno non congiunge nel giudicio de lo istesso sermone e la prudenzia e la eloquenzia, si dilunga forte da la speranza che date oggi al mondo voi circa lo studio de la profession vostra oratoria. Di Vinezia di Marzo MDXLV. 

Pietro Aretino

 

Ritorna all'indice dell'epistolario