Pieve romanica di San Genesio

La Chiesa Plebana di San Genesio è il monumento romanico più antico di tutta la Bassa Parmense. Sorge in aperta campagna a due chilometri ad ovest del capoluogo.

Dagli atti che riguardano il territorio  di San Secondo se ne hanno notizie a partire dal 1016, allorché viene ristrutturata: la notizia purtroppo non è suffragata da documenti ufficiali, ma la sua esistenza appare certa già dal nono secolo. La Pieve è comunque esplicitamente menzionata in un documento che porta la data dell'11 febbraio 1084, anche se per trovare l'appellativo "Pieve" si deve aspettare un documento del 10 marzo 1199. A partire dal 1365, cedute le terre di San Secondo dal Capitolo della Cattedrale di Parma alla famiglia dei Rossi, ne diminuisce via via l'importanza. L'antico borgo si attesta all'incirca nell'attuale posizione, viene eretta la nuova Rocca e, soprattutto, per volontà di Pier Maria il Magnifico, viene, con atto del 14 agosto 1470, soppressa la parrocchialità delle Chiese di San Genesio e di San Secondo e la medesima viene trasferita nella "Chiesa dell'Annunciazione di Maria Vergine, posta entro la Terra di San Secondo".

La pianta, romanica, della Pieve di San Genesio è a tre navate, terminanti ciascuna con un'abside. Sono evidenti il muro perimetrale e le fondazioni delle colonne distrutte nel 1787, quando la Chiesa fu accorciata di tre arcate e la lunghezza portata a 18 metri, ossia circa due terzi della lunghezza originaria (28 metri). La facciata dell'edificio, costruita alla fine del XVIII secolo, ingloba le colonne rimaste, che risultano non interamente circolari per la presenza di due sporgenze a forma di lesena comprese entro lo spessore del muro. Queste sono poi completate da una mezza guglia per favorire il deflusso delle acque e per arricchire l'architettura. Il fianco sud presenta una porta che è stata riportata alle dimensioni primitive in base alle tracce ritrovate nel 1972 durante i lavori di restauro: essa, insieme alle numerose finestre, che ora sono state murate, si inseriva in quella parte della Chiesa che nel 1787, per opera del conte Boiardi, era stata trasformata in casa colonica. Verso est troviamo le absidi, che rappresentano la parte più antica della Chiesa. L'abside centrale è più grande rispetto a quelle laterali (caratteristica, questa, dell'arte romanica), è a pianta semicircolare, termina nella parte superiore con una cornice in mattoni (caratteristica, questa, dell'architettura minore emiliana) e presenta piccole monofore a tutto sesto. Le absidi laterali, oltre ad essere di dimensioni inferiori, sono arricchite di decorazioni più semplici. In seguito agli scavi eseguiti si sono ritrovate anche le tre absidi originali della Chiesa primitiva: sono infatti venute alla luce tre monofore, in corrispondenza di quelle superiori, di dimensioni leggermente più piccole. Originariamente nella Chiesa erano presenti tre altari: uno centrale, dedicato alla Beata Vergine di Caravaggio, e due laterali, dei quali uno dedicato a San Genesio Martire e l'altro a San Bartolomeo Apostolo. Nello spazio delimitato dall'abside di destra è stato rinvenuto un blocco quadrato senza la pietra che fungeva da mensa (molto probabilmente è quello dedicato a San Bartolomeo).

Una suggestiva cerimonia religiosa vi viene celebrata il 25 agosto sul far della sera. 

Cenni biografici raccolti e inseriti da Pier Luigi Poldi Allaj)


La Rocca dei Rossi

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