La Rocca di San Secondo
Visita virtuale al Palazzo dei Rossi

 


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Nota sulle "restituzioni grafiche" della Rocca dei Rossi di San Secondo


 

Una sontuosa dimora

 Durante il XVI secolo il Castello di San Secondo, ormai solo dimora residenziale, viene abbellito con notevole sfarzo, necessità di mantenersi all'altezza del parentado, bisogno di non sentirsi inferiori a nessuno, compresi i nuovi detentori del potere nelle terre parmensi.

 Tutte le Sale del piano nobile vengono fatte affrescare dai migliori artisti del tempo. Oggi non è possibile stabilire con certezza le attribuzioni a causa della dispersione dell'intero archivio privato rossiano nel corso dei secoli XVII e XVIII. Si pensi che due quadri, con i ritratti di Pier Maria III e di Camilla Gonzaga con figli, dalla quasi unanime critica attribuiti al Parmigianino, sono finiti in Spagna, e si trovano ora conservati al Museo del Prado di Madrid.

I locali affrescati del piano nobile costituiscono quel che oggi resta della zona residenziale, un tempo certamente più vasta, e l'ancora imponente e maestosa, quasi integra, zona di rappresentanza.

Un impianto decorativo unico, un autentico archivio illustrato per narrare le vicende storico familiari, connesse anche all’insediamento farnesiano:
1. 1525-1535. La committenza più antica, tra la fine degli anni venti e i primi anni tenta, resta nelle sale dell’Asino d’Oro e dei Cesari, che riflette il periodo della speranza verso nuovi trionfi, pur consapevoli i Rossi, come Lucio-asino, che ci sarà molto da soffrire.
2. 1538-1549. Tra la fine degli anni trenta e sino alla morte di Paolo III, l’impianto fabulistico, didascalizzato da aforismi pertinenti e sagaci, segna il profondo contrasto di una famiglia, i Rossi, contro chi esprime uno dei massimi poteri terreni e l’unico potere divino, i Farnese, una lotta improba e senza scampo.
3. 1550-1555. Nei primi anni cinquanta, contemporaneamente alla cosiddetta “guerra di Parma”, gli ultimi sussulti di Giulio Cesare de’ Rossi, le ultime speranze naufragano come quelle di Circe, periscono come quelle di Didone: non resta che il rimpianto e la rassegnazione, pur con la consapevolezza di averle tentate tutte.
4. 1556-1563. Logica conseguenza di una sconfitta è una onorevole sottomissione; per salvare il salvabile, occorre riverire i più potenti, per non incorrere nei loro strali. Le giuste punizioni degli dei verso chi troppo ha osato, non avendone avute le forze o la fortuna, sono rappresentate nelle sale di Latona, di Adone, dei Giganti.
5. Sfortunati, ma non codardi, anzi eroi: è questo il messaggio della grande sala delle Gesta Rossiane, dove campeggiano le imprese degli avi, dal tredicesimo al sedicesimo secolo, imprese che culminano con l’investitura di Pier Maria a generale degli italiani ed il conferimento del collare di San Michele, la massima onorificenza militare francese, nel 1542, ultimo vero sussulto di gloria.

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Sala di Bellerofonte
Oltrepassato il suggestivo cortile d'onore (1), salito il maestoso scalone (2), dopo un grazioso ingresso (3), la Sala di Bellerofonte (4) accoglie il visitatore. Al centro del soffitto Bellerofonte uccide la chimera, mostro con corpo di drago e teste di leone, allegoria dell'eterna lotta tra il bene e il male. Gli affreschi della sala si stagliano sulla volta, nella prospettiva a trompe-l'oeuil, con un imponente drappo che scende leggero dal cielo. Alla base si ammirano delicate grottesche e ancora raffigurazioni allegoriche, la primavera con i fiori e l'estate con i frutti, a significare il trascorrere delle stagioni.

Galleria di Esopo
Ci si immette, a destra, in un ampio corridoio ad "elle", la Galleria di Esopo (5), con classiche favole e i paesaggi fantastici ispirati allo stesso complesso castellano. Si leggono le favole della volpe e il cinghiale, della volpe e il leone, del lupo e l'agnello, della volpe e la maschera, degli asini e Giove. Evidente è il riferimento ai feroci scontri con il Papato negli anni quaranta, sottolineato dalla sagoma ridicolizzata del Pontefice Paolo III e da didascalie pertinenti. Finissime le grottesche, una sorta di bestiario; infine, lo stemma composito Rossi-Gonzaga e, la rosa di Casa Riario, in campo azzurro e giallo.

Sala delle Favole
Altre Favole nella omonima Sala (6): il lupo e la gru, la volpe il cane e il gallo, i topolini in assemblea, il leone morente insultato dagli animali di rango inferiore. Sotto ogni quadro, didascalie in latino, sempre significative.

Sala di Momo
Nella Sala di Momo (7) il primo vero fumetto con la narrazione della storiella del padre e figlio che si recano al mercato con l'asino. Partendo dal quadro sopra il camino con i protagonisti che si recano al mercato a piedi pur possedendo un asino, si prosegue in senso antiorario sino ad arrivare alle due scene ed alla didascalia della volta: a turno il mugnaio e il figlio, seguendo i consigli dei passanti salgono sull'asino, prima il figlio, poi il padre, poi entrambi... finché la povera bestia sfiancata viene portata da loro stessi e poi gettata in un dirupo: "Momus ubique", la maldicenza sta dappertutto...

Sala della Cena (chiusa al pubblico)
Altre Sale, le ultime tre dell'ala ovest, sono ancora legate alla iconografia fabulistico- moralizzeggiante di Esopo e di Fedro: nella Sala della Cena (8) l'uomo, a cena con un Satiro, sconvolge quest'ultimo con il suo ambiguo comportamento, prima "soffiando" sulle mani per scaldarle, poi "soffiando" sulla minestra per raffreddarla.

Sala del Lupo (chiusa al pubblico)
Nella Sala del Lupo (9), il lupo dopo essersi travestito da pecora fa razzia in mezzo al gregge, finchè, scoperto dal pastore verrà impiccato ad un albero: due scene in un unico quadro,

Sala della Giustizia (chiusa al pubblico)
Nella Sala della Giustizia (10) vediamo la "Giustizia" con i classici simboli, nella mano destra la bilancia, nella sinistra le leggi; alla sua destra sta il "Premio" con la corona , a sinistra il "Castigo" con un frustino). Inesorabile viene rappresentato il passare del tempo, le quattro stagioni, i quattro putti negli ottagoni: verso est l'Inverno con sfondo di sola nebbia e nubi, di contro, sul lato ovest, l'Estate, con colori molto vivaci ed un putto decisamente più nudo (gli mancano persino le ali).

In tutte le Sale un imponente apparato di grottesche, o altri interessanti sfondi paesaggistici, completano l'apparato iconografico.

Sala dei Cesari
Prima di abbandonare la zona residenziale si resta attoniti e stupefatti da due Sale che si staccano nettamente dal contesto sinora illustrato. Le due Sale costituiscono il nucleo principale dell'appartamento di Pier Maria III e Camilla Gonzaga e appaiono splendide, due autentici gioielli d'arte, lo studiolo - la Sala dei Cesari  (11) - e la camera nuziale - la Sala dell'Asino d'Oro (12) -, opere anch'esse di maestranze sconosciute, forse della scuola stessa di Giulio Romano, nella prima metà del 1500. La Sala dei Cesari con gli Imperatori romani, le matrone, le damigelle e i cavalieri, racchiude, in medaglie e medaglioni, affreschi e stucchi di finissima esecuzione.

Sala dell'Asino d'Oro
[approfondimenti] La Sala dell'Asino d'oro (12), 17 quadri tratti dal romanzo di Apuleio è un "unicum" nel suo genere, perchè in essa viene presentata la sola storia di Lucio, mentre del tutto è tralascia la favola di Amore e Psiche che grandi artisti rinascimentali prendono sovente a modello (Raffaello alla Farnesina di Roma, Giulio Romano a Palazzo Te di Mantova, Perin del Vaga a Castel San'Angelo di Roma, Jacopo del Sellaio in un dipinto conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge). La narrazione pittorica inizia con il primo quadro, nella fascia inferiore, sopra la porta verso ovest, prosegue poi in senso antiorario, riprende nella fascia superiore, sempre nel quadrante ovest e si conclude con il quadro nel centro della volta.

Dalla Sala dell'Asino d'Oro si accede nella zona di rappresentanza: le sale insistono sul Cortile d'Onore  e le rappresentazioni pittoriche cambiano profondamente soggetto, ispirandosi alla mitologia classica, attente alle suggestioni delle opere di Omero, Virgilio, Ovidio.

Sala degli Atleti
In questa Sala (13), che prende il nome da due atleti (Ganimede ed Atteone?) che sorreggo la volta, vediamo al centro la rappresentazione del potere imperiale. Grottesche ed altre figure allegoriche completano l'apparato pittorico.

Sala di Mercurio
[approfondimenti] Si passa poi nella Sala di Mercurio (14): il messaggero alato degli Dei è raffigurato nella classica foggia, i piedi alati, il caduceo in mano. Mercurio, Dio delle arti e delle scienze, è attorniato da otto ancelle, le arti liberali, la Medicina, la Geometria, la Matematica. l'Astrologia, la Musica, la Pittura, la Scrittura, l'Eloquenza. Dalle porte-finestre si può ammirare quel che resta del gran loggiato che si affacciava sulla "Corte Grande" del Castello e la torre isolata dalla struttura rinascimentale, nel XIX secolo, dai Vaini e dai Minghelli-Vaini. 

Sala di Circe e Didone
Le storie, il mito omerico di Circe che trasforma in mostri gli uomini di Ulisse ("mostri", secondo le interpretazioni filosofiche del tempo, non i classici "porci" omerici) per costringere a restare sull'isola l'amato eroe (al centro del soffitto), il mito virgiliano di Didone che si suicida (sulla cappa), nella Sala di Circe e Didone (15) appunto, rispecchiano probabilmente l'animo del giovane Troilo II, fresco di studi romani e geloso custode del castello avito, il padre, fiero condottiero, sempre fuori, impegnato in armi. Circe e Didone vogliono l'impossibile, la pace, la serenità, l'amore, come Troilo e la sua famiglia, minacciati da nemici vicini e lontani. Uno stupendo camino, firmato CO TROILUS RUBEUS II, completa l'apparato architettonico.

 

Percorrendo la loggetta, guardando il Cortile d'Onore, si passa alle Sale dell'ala est, la Sala di Latona, la Sala di Adone, la Sala dei Giganti: gli episodi affrescati sono legati da un unico filo conduttore, le punizioni inflitte a coloro che osano sfidare gli Dei, il potere costituito, episodi quasi tutti tratti dalle di Ovidio. L'architettura e le decorazioni sono imponenti, con maestosi camini firmati , preludio allo sfarzo della gran Sala delle Gesta con la quale, attraverso una serie di porte, sono in diretta comunicazione.

Sala di Latona
Entriamo nella Sala di Latona (16), dove la Dea, spossata dal lungo peregrinare con i figlioletti Apollo e Diana, per sfuggire all'ira della gelosa Giunone, trasforma in rane gli arroganti contadini che hanno osato negarle un momento di riposo. La Sala, detta anche Camera d'oro per l'uso di oro zecchino nelle decorazioni degli archi e delle lunette, riserva altre sorprese. Leggenda vuole che ogni notte, a mezzanotte, da lì si diparta il fantasma della giovin fanciulla colà trucidata non ancora ventenne. Questo vuole la leggenda e il visitatore, al pensiero, è colto da misteriose suggestioni: ammirazione, paure, rimpianti...

Sala di Adone
Ad Adone morente che contro il volere di Giove ha osato amare, riamato, Venere, è dedicata l'omonima Sala (17). Nei medaglioni, sorretti da nudi pseudomichelangioleschi, i parenti importanti, tanta storia di famiglia: Giovan Girolamo de' Rossi, il parente più stretto, in posizione preminente sopra il camino, lui illustre letterato, adorno dell'olloro poetico, lui uomo di potere con il vestimento militare di "Governatore di Roma", alla quale carica viene chiamato da Giulio III nel 1551; Federico II Gonzaga di Mantova, il cugino di Camilla, la moglie di Pier Maria III, sempre amico nei momenti pericolosi; il Cardinale Raffaele Riario, cugino di Bianca, con forti ascendenze sulla corte pontificia, necessario per la carriera dei cadetti Gian Girolamo ed Ippolito; Giovanni de' Medici, Giovanni dalle Bande Nere, il più importante, il più illustre, il più caro, morto giovanissimo, a soli 28 anni, nel 1526, sempre vicino alla sorella Bianca e al giovane nipote Pier Maria III.

Sala dei Giganti
Stupenda la Sala dei Giganti (18): costoro hanno osato sfidare Giove e vengono precipitati dall'Olimpo. Interessante l'iconografia della scimmietta, a sottolineare il ridicolo in cui si pongono coloro che osano affrontare con arroganza i più forti, pur non avendo coscientemente possibilità alcuna di riuscita. Prometeo, rubato il fuoco al Sole con l'aiuto di Minerva, viene legato ad una rupe, dove un avvoltoio gli dilanierà in eterno il fegato. Fetonte viene fulminato da Giove e precipitato nell'Eridano, perché volle, ad ogni costo, guidare il cocchio paterno. Icaro precipita nel mare Egeo, avendo osato volare troppo vicino al Sole. I figli e le figlie della sventurata Niobe, che pretese sacrifici al posto di Latona, vengono uccisi da Apollo e Diana che in questo modo vendicano la madre offesa e puniscono la regina di Tebe.

Sala delle Gesta Rossiane
Si entra, infine, nella maestosa, imponente Sala delle Gesta Rossiane (19). Fatta edificare e decorare da Troilo II nell'ultimo quarto del secolo XVI, rappresenta la potenza e il blasone di un casato che, a ragione, non si riteneva secondo a nessuno. E' costituita da un apparato iconografico ed architettonico imponente: 20 metri di lunghezza, 11,65 di larghezza e 14 ca. di altezza, oltre 1.200 metri quadrati di affreschi. Tra grottesche ed allegorie spiccano tredici grandissimi quadri-arazzo raffiguranti altrettanti episodi eminenti a partire dal 1199 per giungere sino al tempo di Pier Maria III, padre del committente. La serie degli episodi inizia con il quadro alla destra del camino, prosegue sulle pareti in senso orario e si conclude con la tredicesima scena affrescata sulla volta.
Una descrizione dell'epoca, anonima, è conservata nella Biblioteca Palatina di Parma. Quattro cariatidi, le quattro stagioni, il trascorrere del tempo, sorreggono la grande volta, dove si ammirano le allegorie della fama e della gloria, a magnificare la potenza e l'onore del grande Pier Maria III; alle pareti monocromi dei mestieri, sulle colonne che dividono i grandi quadri, a significare che solo con il lavoro si potrà elevare la condizione sociale dell'uomo; una grande fascia con armi silenti, alla base della volta, a ricordare che solo in tempo di pace si potrà dare libero sfogo alle opere artistiche; il leone di San Marco, ideale unione di affetti, cultura, interessi. Il superbo camino, in marmo rosso e bianco, la cimasa in gesso con lo stemma del casato, completa l'impianto architettonico e artistico commissionato da TROILVS RUBEUS COMES II.

 

Nella Sala delle Gesta, in tutte le Sale della Rocca di San Secondo, non servono le parole, basta solo l'ammirazione per chi ha voluto, per tutti coloro che, purtroppo ancora sconosciuti, hanno realizzato queste opere grandiose.

Prima di concludere la visita, fa luogo ricordare che esistono, al piano nobile, alcuni ambienti adibiti a servizi vari (mostre e/o conferenze), mentre a piano terra, di recente, è stata recuperata la zona delle ex scuderie e cannoniere, ora trasformata in suggestivo percorso archeologico medievale.

 


Nota sulle "restituzioni grafiche" della Rocca dei Rossi di San Secondo


 

Adesso non vi resta che venire a San Secondo (Parma)
a vedere di persona tutte queste bellezze

 


 Schede compilate da Pier Luigi Poldi Allaj