CULATELLO DI ZIBELLO |
COSI’
HANNO SCRITTO DEL CULATELLO
POETI, SCRITTORI E GIORNALISTI…
“Carissimo Brozzi, ti farò sorridere. Io sono un cupidissimo amatore del parmense culatello (con una T o con due?). Esausto dalla malinconia operosa, dianzi sentivo i morsi della fame, e anche mi sentivo la struttura delle costole travagliata come il più fiero dei tuoi pezzi d’argento, e pativo nella bocca dello stomaco il rostro d’una delle tue Aquile vendicatrici. Mentre gridavo non senza ferocia: “Subito, subito, subito tre fette di culat(t)ello!” La donna appariva co’ tuoi pacchi preziosi. Il più grande aveva la forma conica della compatta cosa di fibra rossa e salata. O Fratelmo, l’allucinazione della fame m’ha strappato un grido di riconoscenza e di felicità: “Brozzi! Un culatello! E come ci ha pensato?…”. Pongo le mani sul pacco e sento il becco eroico dell’Aquila…Ti confesso che per un così bello e potente raggio di arte vera, ho dimenticato la delizia golosa. La donna di servizio, la Milia, potrà testimoniarti l’esattezza del mio racconto. Interrogala. Fin d’ora ti son grato del profondo pasto che porti al mio spirito (…) Perdona al delirio del Famelico in bellezza”.
GABRIELE D’ANNUNZIO (Lettera a Renato Brozzi, 30 giugno 1891
SCRITTORI DA PO
“
Vorrei mangiare qualcosa”.
“Abbiamo del maiale arrosto tenerino, del cotechino freddo squisito”.
“E’ prosciutto?”
“Prosciutto no; abbiamo del culatello”.
Nel nome di questa carne salata Quirico poteva rinnovar conoscenza colla
ridanciana e salace e cordiale Emilia, grande allevatrice e macellatrice di
suini.
RICCARDO BACCHELLI (“Il Mulino del Po”, Milano 1963, vol. II, p.89)
“…Quando avevo un po’ di soldini andavo alla “Filoma” (la vecchia Filoma che io chiamavo “La maitresse della cucina”). Lì mangiavo, è vero, uno stracotto divino!…Sapete qualche volta ho sognato il culatello e il vero prosciutto. Sono andato in sogno, è vero, a mangiare a Sacca di Colorno. Non so dire però se era sogno e realtà tanto ho mangiato bene!”.
CESARE ZAVATTINI (Telefonata gastronomica, in “Nella capitale della gastronomia” di F. Sandroni e C. Corti, Parma, s.d.).
“La spalla può essere disossata e investita oppure rifilata e stagionata con l’osso come il prosciutto. La prima delle due alternative è rigorosamente seguita nella Bassa (la capitale morale è San Secondo); l’altra è tipica delle zone di alta pianura, collina e montagna, dove, del resto, il culatello, la parte più prelibata del maiale (ottimo è quello di Zibello), assieme a suo fratello minore, il fiocchetto, cede il passo al prosciutto, prodotto per eccellenza nella zona di Langhirano”
PAOLO MARIA AMADASI & FRANCO PICCOLI (“La Maialatura”, TLC editrice)
FLORILEGIO GIORNALISTICO
“…Entra la padrona e ci serve il culatello, tortelli, anguille fritte e una torta squisita forse di origine viennese. E si incomincia a parlare di cibi, del culatello che matura solo in questo quadrato con centro a Zibello dove l’aria del Po è spesso umida, buona per le muffe che conservano buona la carne priva di grasso”.
GIORGIO BOCCA (“Il Giorno”, 18 novembre 1962)
“…Culatello e anolini mi hanno deliziato, ma perseguitato con il loro lessico un po’ equivoco: se andavo da amici in un’altra città mi sfottevano, cos’è che mangiate a Parma, dai, ripetilo forte, culatello e anolini: dovete essere tutti culi da quelle parti”.
LUCA GOLDONI (“Corriere della Sera”, 8 novembre 1986)
“…Ho in mente un favoloso ristorante nella cui ala cercai rifugio dopo quella parentesi sublime (Duomo e Battistero). Franai, pesavo molto, su una sedia che avrei preferito trovare impagliata di falasco. Mi sottrassi dapprima al lambrusco per goffa leziosaggine. Un culatello fresco di taglio rosseggiava invitante come un prezioso marmo di Verona”.
GIANNI BRERA (“La Repubblica”, 20 gennaio 1990)